Immagini,
profumi,
colori,
forme.
…o semplici parole…
si può capire ognuna di queste cose
solo guardando oltre a esse,
perché è nella profondità che prende vita la vera essenza.
tutti poniamo domande a noi stessi... alcune persone hanno il coraggio di porle e di affrontare poi le risposte. Altre persone invece, forse la maggior parte, si nasconde dietro al proprio muro fatto di insicurezze ma che è in grado di dare futili certezze. Io voglio affrontare le mie paure e le mie domande, per questo ho deciso di creare questo blog che vuole essere semplicemente un inno all'umanità. tutte le foto, o i testi, saranno opera mia.
domenica 29 aprile 2018
...l'oltre...
amami anima pura
Leggo...
il dolore in questi occhi esausti.
Vedo...
la forza che da essi emerge
scrutando l'infinito celato dal loro
grigio colore.
Sento...
il tuo cuore scoppiare di vita
narrata da una piccola lacrima che,
improvvisamente,
scende sul tuo viso stanco.
Essa non ha domande
e non pretende risposte
è però pronta all'ascolto
tendendo
l'invisibile orecchio al mio debole
sussurro:
so chi eri
ed ho visto chi sei
anima pura
abbandonata al mio caldo abbraccio.
Amami perchè è questo ciò che conta.
Amami perchè ciò che siamo non
finisca mai.
Amami per ogni secondo della tua
esistenza
perchè io amerò te
esattamente cosi,
fino all'ultimo dei miei giorni.
dedicata al mio grande amore.
La terra
Ho messo le mani nel terreno rorido.
È sembrato che la mia anima deserta
si lavasse nel profondo.
Ricordo l'effetto che ebbe sulla mia persona;
ricordo le emozioni che provai.
Avevo paura e ora ho coraggio;
avevo disperazione e ora ho speranza;
avevo lacrime e ora sorrido.
Quanto si può celare dietro a un piccolo gesto, ora lo so.
LA VITA
lunedì 23 aprile 2018
Il domani...
La pioggia cade persistente
sull'asfalto bagnato di lacrime.
È soffocante il calore che emana
e inebriante il suo essere che penetra in me
e nelle mie membra stanche.
Stanche ma piene ancora di vita.
Piene di sole e di luce.
Quella stessa luce che riscalderà la mia pelle
e che mi proteggerà dal timore del domani
che sempre li mi aspetta.
Imperturbabile.
Impavido.
Sfacciato.
B.S.
L'arte dei sensi
Procedeva lentamente lungo
la stradina che attraversava il parco con lo sguardo rivolto ai
piccoli sassolini che, passo dopo passo, trovava avanti a sé.
Era una mattina
particolarmente fredda per questo, prima di uscire, si coprì
adeguatamente.
In testa portava una vecchia
berretta giallo opaco, al collo una sciarpa dai colori scuri e
tenui,un immenso giaccone pesante e i suoi amati guanti di pelle nera
che un tempo appartenevano al padre.
Non sarebbe mai uscito
senza.
Amava percorrere quel
tragitto a quell'ora del mattino.
Il parco era completamente
deserto e a lui piaceva immergersi nel delicato silenzio della
natura.
Quella mattina si sentiva
stranamente inquieto e quel parco faceva riaffiorare ricordi che
solitamente poteva controllare.
Proseguendo la camminata si
trovò davanti al bivio di tutti i giorni ma quella volta decise di
prendere la strada opposta.
Il piccolo sentiero che si
trovò davanti, era circondato da rovi e fitti cespugli che però con
una certa abilità, riuscì a superare senza troppi problemi.
Conosceva quella strada, la
conosceva bene ma da tempo aveva deciso di dimenticarla.
Una volta uscito
definitivamente da quella specie di labirinto, cominciò a scorgere
in lontananza la grande quercia che fin da piccolo l'aveva attirato.
Continuò il suo cammino,
passeggiando con fare riflessivo verso di essa.
Aveva la testa immersa in
pensieri ed immagini di un passato che stava dimenticando, che aveva
paura di dimenticare, che voleva dimenticare e che non voleva
perdere.
Superata l'ultima collinetta
che da essa lo separava, si accorse che ai suoi piedi giaceva
qualcuno o almeno così gli parve.
Si c'era proprio un uomo
seduto ai piedi della quercia.
Sotto di lui si intravedeva
una coperta completamente sfilacciata mentre lui indossava un
cappotto verde scuro, ricoperto di toppe e dei pantaloni lunghi che
decisamente non erano della sua taglia.
I piedi erano scalzi mentre
alle mani portava dei guanti di quelli senza le dita.
Un berretto grigio copriva i
suoi capelli color cenere che fuoriuscivano dai lati e agli occhi
portava dei grossi occhiali neri come la pece.
La cosa più assurda è che
ciò che colpì il ragazzo, fu proprio il riflesso che vide su quelle
lenti così oscure: un parco tenebroso, chiuso nell'ombra come fosse
un'altra realtà.
Mentre coglieva questi
dettagli, continuava il suo cammino proprio verso quella figura
oramai nitida.
L'uomo sembrava non aver
notato la sua presenza e se ne stava con la schiena appoggiata al
tronco del maestoso albero, intento a soffiarsi alito caldo tra le
mani.
Questo non fermò il ragazzo
che, incuriosito, si avvicinò e l'uomo, senza guardarlo, gli rivolse
un saluto al quale il giovane rispose subito e, indicando la fresca
rugiada ancora accoccolata sulle foglie, aggiunse :
“ come mai si trova qui in
una mattinata così fredda?”
L'uomo per un attimo girò
il suo sguardo verso il ragazzo per poi riportarlo nuovamente verso
il parco, senza dare una risposta.
Il ragazzo, un po' confuso
da quella mancata risposta, girò a suo volta lo sguardo verso
l'esteso panorama e, nel guardare quella calma atmosfera, fu
improvvisamente colto da una strana sensazione di pace.
Fece un cenno di sorriso,si
sentiva come se avesse avuto una risposta così,
senza pensarci troppo,
chiese all'uomo se potesse sedersi accanto a lui.
Il cielo era ricoperto da
nuvole grigiastre che creavano un'atmosfera cupa e riflessiva.
Passarono molto tempo in
silenzio a guardare il risveglio della natura nei suoi accesi colori
primaverili.
D'un tratto l'uomo
interruppe l'armonioso silenzio:
“qual'è la tua storia?”
“la mia storia?” ripeté
con tono di stupore il ragazzo “non ho una vita così interessante
da raccontare” concluse fissando l'erba umida ai suoi piedi.
“Dimmi qualcosa di te
piuttosto” esordì rivolgendo lo sguardo all'uomo “di dove sei?”
domandò.
L'uomo, dopo una breve
pausa, rispose : “ non ho un luogo specifico di provenienza se non
il mondo”.
“Se ci pensi” continuò
dopo una brevissima pausa “ogni posto che abbiamo visitato ha un
po' di noi come ogni persona incontrata o ogni emozione vissuta.
Per questo motivo non so
veramente rispondere a questa tua domanda.”
“Capisco” rispose
freddamente il ragazzo questo perché quella risposta l'aveva
riportato ai pensieri che ancora navigavano nella sua testa.
“Però dicono che nessun
posto è come casa” replicò dopo la sua breve riflessione.
“La gente dice tante cose
ragazzo ma, le vere risposte le abbiamo dentro di noi”.
Dopo questa risposta, il
ragazzo rivolse verso l'uomo il suo sguardo per poi stendere in viso,
un leggero sorriso e, ritornando a guardare davanti a se, annuì con
la testa come se stesse dando credito alle sue parole.
“Allora ragazzo, me la
vuoi raccontare o no la tua storia?”
il giovane stette per
qualche secondo in silenzio.
I suoi occhi erano alla
ricerca di qualcosa che lo distraesse cosi cominciò a concentrarsi
sulle vecchie cuciture dei suoi guanti con i quali giocherellava
nervosamente.
Trasse un lungo respiro e
cominciò il suo racconto senza porsi troppe domande sul perché
dovesse raccontare, ad un perfetto sconosciuto, la sua vita.
Raccontò della sua infanzia
felice.
Parlò dei suoi amati
genitori, di come si conobbero durante un'azione dei pompieri in un
condominio.
Lui era a capo della squadra
mentre quella che poi sarebbe diventata sua madre, era una delle
persone tratte in salvo.
Gli parlò di lei, dei suoi
lunghi capelli biondi che ad ogni abbraccio sembravano soffocarlo e
gli parlò del padre, il grosso omone buono che da piccolo vedeva
come un invincibile eroe.
Parlò d'amore e unione, di
viaggi e avventure nella natura.
L'uomo sembrava molto
attento al suo racconto nonostante lo sguardo rivolto altrove.
D'un tratto interruppe il
ragazzo:
“ragazzo, tutto ciò che
mi stai raccontando è molto bello ma non penso che sia davvero
questo che hai dentro.
Tu sei qui, sotto questa
immensa quercia e penso che ci sia una ragione a questo.
Parlami di questa ragione”.
Spiazzato dall'arguta uscita
dell'uomo, il ragazzo continuò dicendo :
“la verità è che non
parlo mai di loro. Mi è sempre bastato stare in questo parco
per ricordarli”.
“perché?” chiese
l'uomo.
Il ragazzo, di scatto, si
alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente
avanti e indietro come se
stesse camminando in un preciso riquadro disegnato nel suo
immaginario.
Improvvisamente si fermò e
cominciò a fissare il vuoto per poi dire a bassa voce :
“ in questo posto abbiamo
passato insieme il loro ultimo giorno di vita.”
Senza dare il tempo all'uomo
di rispondere, aggiunse :
“era il mio quindicesimo
compleanno e come regalo decisero di portarmi in questo parco.
Ho sempre amato stare nella
natura, proprio come loro. Era un sabato di inizio ottobre.
Ricordo che il sole tentava
invano di riscaldare l'aria già fresca di autunno”
continuò sempre con lo
sguardo rivolto al panorama oramai ben illuminato.
“Ricordo che durante il
viaggio guardavo le mille foglie colorate di rosso e oro che
sembravano correre veloci come il vento.
Ci divertimmo molto lungo il
tragitto, cantando e facendo assurdi giochi di parole. Ricordo la
spensieratezza.”
Aggiunse con aria
malinconica.
“Continua” intimò
l'uomo senza distogliere lo sguardo da qualsiasi cosa stesse
guardando davanti a se.
“Una volta arrivati”
riprese il ragazzo, sedendosi di nuovo in parte all'uomo “ci
sistemammo sui tavoli da picnic delle aree apposite e stringemmo
amicizia con un paio di famiglie che quella mattina avevano avuto la
nostra stessa idea.
Mi divertii con i loro figli
e fu proprio esplorando il parco con loro che scovai questa
meravigliosa quercia” disse accarezzando il tronco e accennando un
sorriso.
“Cosa successe dopo?”
chiese l'uomo
“mi avvicinai e mi sedetti
proprio qui, dove siamo noi ora e ci restai a lungo.
Contemplavo ciò che mi
circondava.
Un po' come quello che tu
stai facendo ora, giusto?”
“non è esattamente così”
rispose l'uomo “ma continua il tuo racconto.”
Dopo un attimo di pausa, il
ragazzo, evidentemente perplesso, continuò :
“passò almeno una
mezz'ora prima che mi rendessi conto che il sole stava calando cosi,
tornai dai miei genitori che avevano già finito di caricare la
macchina per il ritorno.
Ricordo che il tempo mutò
e, mentre il cielo si ricopriva di nuvole, il sole, lentamente, si
nascondeva dietro l'orizzonte.
Un tramonto che non
dimenticherò mai.” Disse sospirando.
“Salimmo in macchina e
partimmo. Erano circa le 18,00.Ricordo che ero molto stanco ma non
Riuscivo a prendere sonno.
I miei genitori parlavano
tra loro di vari appuntamenti che avrebbero avuto nei giorni
seguenti.
Sentivo le loro voci
rimbombare nella mia stessa mentre me ne stavo sdraiato sul sedile
posteriore con gli occhi chiusi,fino a che, all'improvviso sentii
urlare mia madre “stai attento!”
feci in tempo ad alzarmi
per poi vedere un tir venirci incontro e dopodiché è tutto nero.”
Concluse mettendosi la testa
tra le mani.
L'uomo, quasi impassibile,
chiese dopo qualche minuto di rispettoso silenzio:
“perché torni qui,
ragazzo?”
senza pensarci il ragazzo
rispose :
“perché cerco risposte e
sono convinto che qui le potrei trovare”.
“Se cerchi delle risposte,
devi smettere di porre le domande al mondo e cominciare a farle a te
stesso.
Le risposte che cerchi sono
dentro di te.”
Rivolgendo lo sguardo al
ragazzo, aggiunse “ cosa successe dopo l'incidente?”
“appresi in ospedale
l'accaduto. Mi fu tutto chiaro nel momento in cui aprii gli occhi e
mi ritrovai in quella camera spoglia e al mio capezzale c'era una
donna che non era mia madre.
Era la sorella e fu lei a
riferirmi del loro decesso aggiungendo che erano già passati alcuni
giorni.
Giorni in cui io ero rimasto
in coma.
Fui affidato a lei ma niente
per me è più stato lo stesso.”
“Sei qui e sei vivo, già
questo è un importante traguardo.”
“Si ma sono morto dentro.”
Quest'ultima frase fu
accompagnata da un'imbarazzante silenzio che solo il rumore del
vento, si azzardò ad interrompere.
“Non ho vissuto
l'adolescenza come avrei voluto.
Dopo questo avvenimento mi
sono semplicemente chiuso in me, nonostante mia zia abbia fatto tutto
il possibile per non farmi mancare niente non è mai resa conto di
quanto io mi fossi smarrito.
A 18 anni me ne sono andato
e mi sono trasferito nelle vicinanze di questo parco perché qui
trovo le emozioni che altrove non so sentire.”
“Sai, dovresti imparare a
guardare oltre ciò che vedono i tuoi occhi. “
Detto questo improvvisamente
l'uomo si tolse i suoi guanti porgendoli al ragazzo facendogli cenno
di scambiarli con i suoi.
Il ragazzo li prese pensando
che l'uomo volesse scaldarsi un po' le mani, cosi, entrambi si
infilarono i guanti dell'altro.
Il ragazzo pensò subito al
calore che essi emanavano al tatto per poi, subito dopo, sentire le
sue dita congelarsi attimo dopo attimo e si chiese come quest'uomo
potesse vivere con quella sensazione.
L'uomo a sua volta fece lo
stesso, pensando a come il ragazzo potesse vivere solo con quella
sensazione di calore quando avrebbe avuto la possibilità di
scoprirne più di una.
“Sono qui seduto con te da
tutta la mattina e ora ho la sensazione di avere più domande che
risposte” comunicò il ragazzo.
“Ciò che devi capire è
se ti stai ponendo le giuste domande...è da li che tutto parte.”
Il ragazzo era molto
incuriosito da questa ambigua figura e in lui cominciava a nascere la
consapevolezza che quell'incontro avrebbe cambiato qualcosa in lui.
Si guardò le mani, alle
quali portava ancora i guanti del suo interlocutore, chiedendosi
quale fosse la vera ragione dietro a quello scambio e improvvisamente
chiese :
“prima mi hai detto di non
avere un luogo di provenienza...esattamente cosa intendevi dire?”
“la tua è una domanda
lecita, ragazzo.” Rispose.
“Io mi sento figlio del
mondo non delle persone. La natura è la casa di tutti solo che
nessuno sembra rendersene conto”.
Dopo una breve pausa
aggiunse :
“ti ripeto,dovresti
imparare a guardare oltre ciò che vedono i tuoi occhi”.
Il ragazzo stette in
silenzio per qualche secondo e poi gli chiese :” perché hai voluto
che ci scambiassimo i guanti?”
“affinché tu capissi”
rispose l'uomo. Certamente hai pensato che te li chiedessi per il
freddo.
Ma non è questo il motivo.”
Il ragazzo sentì la
confusione invadergli la testa e con lo sguardo fisso sui guanti, si
concentrò sull'ultima frase detta dall'uomo per poi chiedere : “
tu parli di apparenze vero?”
L'uomo accennò un sorriso e
rispose :
” esatto ragazzo. Tutti si
fermano all'apparenza. Dei gesti, delle cose, delle persone.
Perché non provi a
chiederti cosa possa esserci oltre a ciò che puoi vedere?
io ho capito la tua visione
del mondo ma hai ancora tanto da scoprire.
Di mio ho visto mille mondi
e vissuto svariate emozioni. Ricorda i 5 sensi sono l'insieme di ciò
che siamo e restano gli unici strumenti che possediamo per conoscere
davvero tutto ciò che ci circonda.”
Detto questo l'uomo
lentamente si alzò aiutandosi con il tronco del maestoso albero.
Si tolse i guanti e li pose
al ragazzo.
Con accenni di fatica ,
raccolse da terra il suo bastone e la coperta e rivolgendosi al
giovane, aggiunse :
”ripensa al tuo vissuto,
osserva tutto ciò che può essere successo da ogni punto di vista.
Perché ricorda, sono molteplici. Sempre.
Se non riesci a vedere, puoi
toccare, annusare,udire.
Non chiuderti all'immensità
che puoi trovare qui fuori perché non sarà lei ad aprirsi a te.
Tu la devi cogliere.”
Il ragazzo lo guardava
cercando di interiorizzare le sue parole e riflettendo sulla lunga
conversazione avuta.
Mentre lo osservava, il suo
sguardo si fermò nuovamente sui tetri occhiali dell'uomo.
Era ciò che di lui più
l'aveva colpito. Il riflesso, l'altro mondo.
D'un tratto chiese :” tu
non puoi vedere, vero?”
l'uomo, che si accingeva ad
intraprendere il sentiero, si voltò verso di lui e gli sorrise
e,senza aggiungere una sola parola, se ne andò nel rumore sei suoi
passi scalzi.
venerdì 20 aprile 2018
Note stonate
ascolta i battiti del mio cuore
come fossero una musica
di cui non sai liberarti.
fa che si impossessi di te
come un demone
ricco di noi.
06/03/2017
Tatuaggio sull'anima
Disegna un cuore
che sia di mille
sfumature.
Un cuore
che abbia diverse
cromature;
che racconti, nel
silenzio,
le sue instancabili
avventure.
Crea un cuore che non
nasconda,
nelle proprie cicatrici,
le sue inenarrabili
torture.
Non dev'essere come le
solite
figure
ma un cuore unico
che conosca l'amore.
Vita
Non è la vita ad essere
noi
ma noi ade essere la vita.
Essa è una lotta.
Un'amara sconfitta.
Un'incredibile vittoria.
Un abito che cuciamo
sulla nostra pelle.
Punto dopo punto,
cicatrice dopo cicatrice.
È un'immensa tela bianca
che possiamo riempire di
colorati dettagli
e umili promesse.
Ogni errore di tessitura
su quel vestito,
ogni sbavatura su quella
tela immensa,
sarà solo parte
della nostra opera.
Fondamentali tasselli che
completeranno
questo piccolo, grande
dono
chiamato:
vita.
giovedì 19 aprile 2018
Fiocchi
Voi,
teneri fiocchi che,
coraggiosi,
precipitate sul terreno
ormai cadente.
Che sguardo avete sul
mondo
che con attenzione vi
scruta
mentre incontrate il
vostro univoco destino?
Quale pensiero avete
una volta concluso
l'interminabile viaggio?
Teneri fiocchi,
faccio appello a voi
per insegnarmi come vivere
mentre sprofondo nel mio
plumbeo presente.
mercoledì 18 aprile 2018
Credere per divenire.
Creare per condividere.
Urlare per liberarsi.
Sorridere per non arrendersi.
Piangere per rafforzarsi.
Morire...per vivere...
Amare per non morire.
Ascoltare per decidere.
Ascoltarsi per essere forti.
Non avere paura e se ce l'hai, affontala.
Affronta ciò che ti affligge,
ascolta le tue paure,
asseconda i tuoi dubbi e non pensare di abbatterli ma,
pensa a comprenderli...
Fai diventare essi parte di te...
Creeranno la tu vera e unica forza.
13/05/2016 B.S.
speciale illusione
di temperata primavera.
Niente rondini.
Niente fiori.
Né passerotti
o particolari colori.
Solo un immenso cielo
riparato da albicanti
nuvole
e un sole esangue che si
sottrae
al nostro timoroso
sguardo.
martedì 17 aprile 2018
domenica 15 aprile 2018
oscurità
La luce non giunge
alla mia impenetrabile oscurità.
Intrepida e fredda guerriera
che lentamente mi sconfigge.
Uccide questo cuore ormai stanco
che giace come cenere
tra le mani bagnate
di acida pioggia.
15/03/16 B.S.
sabato 14 aprile 2018
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